Orto nel campo


Sottotitolo: “più frittata per tutti!” Oggi è una giornata speciale: ho raccolto i miei primi 3 kg di zucchine. Mi sento come Paperon de Paperoni quando nel Kloendike scavava con le unghie la sua prima tonnellata d’oro. E ieri è stato altrettanto speciale perchè ho ricevuto l’ispezione dell’amico Roberto Francalanci, maestro di orto e […]

via L’Uomo Del Monte ha detto: “Si!” — joseph pastore maker

INGEGNO 2 parte


mezzina

foto a sinistra scattata con cellulare cinese : mezzina in rame dei primi del novecento, tipica della toscana

doccetta da giardino

immagine dal web a destra : contenitore dotato di pompa manuale contiene circa otto litri di acqua, per uso doccia

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INGEGNO 2 capitolo

Quando si aspettano ospiti in genere si controllano le scorte di buon vino e si prepara qualcosa di buono per fare una bella figura.
L’idea è quella di non arrivare all’evento impreparati.
Immaginate se vi venissero ospiti e magari avete tutte le sedie scollate e non le avete fatte riparare, quando si mette a sedere il vostro migliore amico robusto e si sfracella in terra accanto alla tavola ! Che disastro !
La prevenzione è una attività non molto diffusa.
Se lo fosse non succederebbero tanti disastri.
Oggi mentre apro la cannella del rubinetto penso alla carenza di acqua nel globo e quanto siamo ancora privilegiati nel nostro paese.
Osservo l’acqua che scorre e quanto lavoro c’è dietro, alle aziende di distribuzione, agli impianti idraulici, ai produttori di rubinetterie, alle lamentele degli utenti.
La mente naviga anche ai ricordi di molto tempo quando l’acqua c’era già nelle case, ma la nonna ancora rammentava di quando con tanta fatica andava a prendere l’acqua al pozzo per l’utilizzo domestico.
L’acqua era usata con parsimonia e anche l’introduzione della lavatrice fu dapprima osteggiata e poi accettata.
Le buone abitudini durarono più a lungo.
Mi ricordo in particolare il lavaggio estivo dei capelli.
La mamma si era procurata una stagna di plastica di circa venti litri. Nei mesi estivi la esponeva al sole riempita di acqua.
Nel pomeriggio quando la temperatura esterna aveva riscaldato le mura della case, l’acqua della stagna era alla temperatura giusta per il lavaggio dei capelli, a volte anche troppo calda.
Era come un reset del corpo, con la soddisfazione di sentirsi la testa pulita, i polpastrelli strusciavano i capelli e senza resistenza alcuna si appoggiavano sulla pelle del viso.
Il sole e il venticello del pomeriggio asciugavano le folte capigliature opportunamente pettinate dopo il lavaggio.
La piacevole pratica della cura personale, trovava connubio con un oculato utilizzo delle risorse.
La stagna era sufficiente per due persone.
Nel vano tentativo di rivivere quei momenti di gioventù ho cercato almeno di utilizzarne gli spunti.
Ecco quindi la realizzazione di idee, l’inventiva, la parte nascosta di noi ricacciata in profondità dal comodo, dal facile, dalla moda.
La stagna degli anni ’70 veniva utilizzata svuotandola piano con un piccolo secchiello di plastica, versando l’acqua con l’aiuto di un familiare.
Ora si può fare di meglio, ma non parlo dei vaporizzatori con acqua del rubinetto !
Ci sono diversi modelli di “doccia solare da giardino” .
Eccone uno : una doccia con pompa manuale, contenente 8 lt d’acqua che può essere riscaldata mediante il calore del sole. Corredata di doccetta, grazie all’azione manuale della pompa garantisce il piacere di una doccia vera. Se non volete perdere tempo, ma…siete ostinati del fai da te, avrete da divertirvi e gli sforzi saranno seguiti dalla soddisfazione di poter godere della doccia calda in giardino senza bisogno di scaldare l’acqua.
Ogni volta che vi lavate ci sarà da pompare, perché l’acqua non va all’insù !
Buon lavaggio !

DISONESTO


muffa_sui_muri per racconto disonesto

Img dal web

DISONESTO

La macchia sulla parete del piccolo bagno si allargava.
Mario, il proprietario dell’immobile, aveva comprato da pochi anni la nuova casa e ci si era trovato molto bene. Alla vista della macchia, aveva pensato a qualcosa relativo all’umidità perché del resto nei bagni può capitare, specie con la doccia.
Tentò di coprirla con altre mani di imbiancatura, ma poi sentì nell’aria anche un cattivo odore o meglio un tanfo. La posizione della macchia era a circa due metri da terra e proprio vicino al water.
Tutto faceva pensare a qualcosa di poco piacevole.
Quindi chiamò il muratore.
Sergio, un anziano muratore, appena vista la macchia, come un chirurgo con in mano il bisturi dichiarò :
– bisogna aprire e vedere che c’è –
Nonostante l’età riusciva ad essere competitivo, sia sui prezzi sia sulla velocità di esecuzione dei lavori, e aveva abbastanza lavoro. Lo caratterizzava la sua precisione e l’amore che metteva nel realizzare le sue opere.
I pavimenti, i bagni, i rivestimenti erano tutti eseguiti con la massima cura.
Non gli era mai capitata una cosa del genere, ed era curioso anche lui di capire cosa poteva essere successo. Si immaginava che fosse successo qualcosa relativo al tubo dello sfiato del water, ma non capiva cosa fosse accaduto.
Dopo qualche martellata ben assestata, si scoprì l’arcano.
Il tubo dello sfiato non era collegato, si interrompeva a due metri con un grossolano tappo, un rotolo di nylon infilato dentro e poi della carta dell’imballo di balle di cemento.
Sul tetto svettava il tubo dello sfiato che evidentemente era stato messo lì per far credere che tutto era stato realizzato a regola d’arte.
Il funzionamento dello scarico dell’acqua più i prodotti umani nel water, funziona benissimo se alla colonna d’aria corrisponde una colonna d’aria vuota ed entrambe le colonne collegate alla fossa biologica. Non si tratta di competenze edili, è fisica.
Per alcuni anni il sigillo al culmine del tubo ha retto poi i gas hanno danneggiato il sigillo fino a provocare la macchia nell’intonaco.
Tante cose hanno realizzato gli impresari edili disonesti.
Potevano mettere meno cemento del previsto ?
Potevano realizzare costruzioni in cemento “disarmato” (privo o quasi di ferro, dato che il ferro costa, ma senza ferro le opere non reggono)
Potevano costruire case con materiali di scarso valore ?
L’hanno fatto.
L’etica di evitare di costruire in modo corretto venne meno a partire dagli anni ’70 quando la richiesta di immobili subì una impennata inaspettata.
Il primo termine che viene in mente è disonesto, ma si potrebbe dire anche “ladro”.
Sergio quando si trovò in questa complicata situazione aveva una sua idea di comportarsi con i clienti, i suoi valori fondanti erano ben diversi da quelli del costruttore dell’immobile.
In quel lontano periodo non era ancora uscito il libro di Khaled Hosseini ed il successivo film.
Nel libro “il cacciatore di aquiloni” c’è un discorso del padre al figlio e una frase sembra riscrivere quella situazione :
“C’è un solo peccato ed è rubare, tutti gli altri peccati sono una variante del furto”.
E’ un modo di pensare forse lontano dal nostro, ma credo ci siano molti punti in comune.
Come mai si chiedeva Sergio abbiamo permesso a valori fondanti di cedere ad altri ?
Mentre Sergio riparava il danno dell’impresa disonesta collegando il moncone sul tetto al tubo maldestramente tappato, si chiedeva quanto potesse essere il valore di un paio di metri di tubo e quanto avesse rubato al malcapitato acquirente dell’immobile.
Si può cambiare il valore di un tubo con la propria integrità ?
Ci si può arricchire in tanti modi.
Si possono vendere prodotti con margini molto alti.
Si può lucrare sulle differenze di prezzo di titoli mobiliari (azioni, obbligazioni ecc)
Poi ci sono i metodi non leciti e ce ne sono molti purtroppo.
Certi metodi illeciti sono stati accettati e riconosciuti praticabili , tra le metodologie tipiche del “furbo”.
Tra i valori fondanti delle persone l’onestà è passata in posizioni subalterne rispetto ad altri.
Non è successo in un giorno, sono stati movimenti di pensiero indotti dal modificarsi delle regole (leggi) e dalle loro modalità di applicazione.
La presenza di uno stato la si percepisce dalla efficacia con la quale le leggi vengono rispettate e fatte rispettare.
Possiamo aspettarci che il nostro stato dedichi maggiore attenzione alla repressione degli abusi, ma non è compito nostro. L’unica cosa che possiamo scegliere per esempio è che se dovessimo comperare un immobile potremo cercare tra quelle di un periodo nel quale le costruzioni sono state meno “allegre” degli anni di attività di Sergio oppure comprare uno di quegli immobili e…incrociare le dita !

PERCORSO


Pista-ciclabile-POGGIBONSI

IMG DAL WEB

PERCORSO

Una domenica come le altre, un pranzo finito troppo presto mi lascia a disposizione molte ore di luce in un autunno inoltrato.
Mi avvio nella stradina sassosa, ben battuta, delimitata ai lati da una staccionata in legno.
Oltre trenta anni fa era una linea ferroviaria e con i contributi europei e regionali è stata trasformata in una pista ciclabile e pedonale.
Le temperature ancora miti, il sole fa capolino tra le nuvole, incontro altri appassionati del vivere sano e ognuno si cimenta a suo modo con uno sforzo fisico domenicale.
Da alcuni anni la pista è stata completata, ma ancora fino ad oggi non mi ero mai determinato a completare il percorso. Più volte l’ho iniziato dopo un chilometro a piedi son sempre tornato indietro.
Oggi no, voglio arrivare fino all’altro paese, dove il percorso finisce, in tutto sono circa 6 chilometri di strada facile.
Per chi fa trekking non servirebbe nemmeno da riscaldamento.
Con il passo regolare calcolo di essere a destinazione in un ora e mezza.
Mi conosco, ci aggiungo anche un quarto d’ora per le fermate di osservazione, quelle fisiologiche, e quelle destinate ai rumori della natura, degli animali. L’attenzione va ad un merlo a raspare tra le foglie o ad una sorgente di acqua nascosta nella vegetazione.
Alcuni la chiamano “meditazione camminata” io invece cammino e medito e cerco di fare la stessa cosa.
L’animo di artista mi blocca su uno scorcio bellissimo.
Da un ponte posso osservare l’alveo di un fiume, nello specchio d’acqua sembrano tuffarsi una lunga fila di bianchi e spogli tronchi di pioppo.
Le verdi colline delimitano il paesaggio. Il campo arato sottostante mostra solo le zolle di terra e sembra aspettare il periodo estivo per sfoggiare la magnificenza dei cereali appena seminati.
Una brezza gentile muove le ultime foglie aggrappate ai rami affacciati sul dritto percorso ciclabile.
Scatto una foto da pubblicare su FB. Non posso condividere l’aria fresca che respiro o il gracchiare di una cornacchia su un ramo.
Alla fine del percorso non sento alcuna stanchezza, ho superato benissimo la prova.
Ho incontrato persone in allenamento, a passo di corsa, altri con bastoni da trekking, ciclisti su bici di ogni tipo : una buffa bici elettrica a pedalata assistita, mountain bike, bici da strada.
Tra i frequentatori molti con le cuffie, uno addirittura cantava a squarciagola una canzone in inglese.
Mentre penso a loro mi interrogo su cosa avranno detto di me.
Uscito di casa con abbigliamento cittadino composto da scarpe normali da città e piumino elegante, cimentato a percorrere un sentiero da trekking, forse sembravo davvero la persona giusta nel posto sbagliato.
Va bene, se ci ritorno indosserò scarpe da ginnastica e tuta.
Non farò distogliere l’attenzione a camminatori e ciclisti con pensieri come :
– ma che ci fa questo ? –
Oppure tenterò di lanciare una nuova moda :
– cammina e medita qualunque cosa hai addosso ! –
Magari potrei fare come Forrest Gump e voltandomi indietro trovarmi un nugolo di camminatori spensierati immersi nei suoni e colori della natura.

PER FUNGHI


porcini

IMG DAL WEB

PER FUNGHI

La giornata settembrina prometteva bene. Un giorno di ferie per Andrea e Piero, partenza alle 7.00, la destinazione ben conosciuta da Andrea, avrebbe portato l’amico in un posto magico.
Piero temeva di poter diventare un peso per l’amico cercatore e conoscitore di funghi.
Arrivati nel bosco sconfinato, Piero sapeva bene che non doveva perdere di vista l’amico fora-macchie.
Il clima era propizio per i migliori funghi dell’anno, ovoli e porcini, il sogno di ogni cercatore.
La settimana precedente era piovuto molto, per oltre due giorni.
Dopo la pioggia bisogna che non tiri vento di tramontana altrimenti si asciuga la superficie del bosco e non si attiva il processo che stimola la crescita dei funghi. Dopo il temporale era venuto perfino un po’ caldo, e tutto sembrava presagire bene.
Arrivati al bosco, Andrea se ne uscì con una raccomandazione :
– Qui ti ci ho portato, ma mi devi promettere che non ci verrai con nessuno, questo bosco non è mio, ma non lo conoscono in molti, e meno gente lo sa meglio è ! –
Piero capì che si trattava di una eccezione, che Andrea come del resto anche i cacciatori e pescatori sono un po’ gelosi dei territori di caccia abituali, come fossero i propri.
Quel giorno doveva approfittare dell’occasione offerta, ma senza abusare.
Piero non era solito andare a cercar funghi, e quella volta era uscito più per l’amicizia che per altro.
Aveva frequentato corsi di riconoscimento funghi, si era procurato anche molti libri sui funghi, tanta teoria, ma poca pratica. La teoria senza la pratica non gli sarebbe servita molto.
Scesero dall’auto e provvisti del paniere, del coltellino per il taglio di certi tipi di fungo, iniziarono la ricerca.
Mentre passeggiavano nel bosco le palline rosse e gialle dei corbezzoli sembravano dei semafori rossi tra i viottoli, c’erano anche macchie spinose con boccioli arancioni e rossi di rosa canina. Tutto il resto era verde di tante tonalità differenti, con cornioli, pungitopo, felci, e tantissime piante di scopa e ginestre. Tra i castagni qualche riccio aveva già scaricato a terra i suoi preziosi frutti.
Il sottobosco cambiava a seconda del tipo di alberi. Nei boschi a cerro o leccio e comunque cedui non “puliti” era difficile entrare. I due si tenevano alla larga dal bosco fitto.
Il sole del mattino dopo il diradamento delle nebbie iniziava a penetrare tra le fronde. Tutto si faceva più chiaro, tra i castagni era facile avvistare tutto ciò che sporgeva tra le foglie.
Andrea si muoveva agilmente nel bosco fitto, Piero rimaneva indietro in quel terreno, ma recuperava negli spazi aperti.
Entrambi avevano vista acuta, ma la vista di Andrea era più esercitata, forse sapeva dove guardare e cercò di insegnarlo all’amico.
In un momento di relax (una pisciata) Andrea rivelò a Piero come individuare una zona dove potrebbero esserci dei funghi :
– Vedi Piero quelle pendenze ? Sono troppo ripide, l’acqua non è rimasta il tempo sufficiente per bagnare il terreno, difficilmente troverai dei funghi, al massimo solo molto vicino all’albero. Se ti guardi intorno devi individuare piccole zone pianeggianti, vicino a grandi alberi oppure nelle zone di passaggio dove è battuto molto sole. L’esposizione al sole della collina poi ha la sua importanza, nella parte nord inutile cercare ! –
Andrea tranquillizzò Piero sulla sua paura di non ritrovare la strada :
– Quando non sai più dove sei, devi salire più in alto che puoi, poi cerchi di orientarti e decidi dove andare.-
La giornata a funghi dei due amici risale a molti anni fa, quando non c’erano navigatori da polso, smartphone con gps o altre diavolerie che ora non sbagliano di un metro la posizione.
Con questi oggetti ora sarebbe stato molto più facile, appena arrivati basta segnare il punto di partenza e … via ! Quando poi si decide di tornare si chiede la posizione e l’oggetto risponde in quale direzione si deve percorrere e quanti metri in linea d’aria. Troppo facile !
Forse meglio così. Si tratta di un aiuto in più e ognuno può decidere se tenere spento il navigatore satellitare, ma è sempre bene averlo e saperlo usare.
I due amici si muovevano con sicurezza nel bosco e con le loro tecniche si apprestavano a passarlo palmo a palmo.
Non si trattava di una impresa facile.
Andrea spiegò :
– Solo con l’esperienza si capisce che il passo lento e misurato in salita con andatura a zig-zag offre una visione più ampia e precisa. –
Scendevano in diagonale ed evitavano i sentieri. Piero aggiunse :
– Dove passa tanta gente probabilmente se c’erano funghi qualcuno li ha visti e presi di sicuro ! –
Andrea e Piero percorsero molti chilometri attraversando vari tipi di bosco. Perfino nelle pinete non trovarono nulla da raccogliere.
Andrea amava molto i pettinini (https://it.wikipedia.org/wiki/Hydnum_repandum) , ma c’erano solo i pinaioli (https://it.wikipedia.org/wiki/Suillus_granulatus) e non li raccolse nemmeno Piero.
Dopo tanto camminare finalmente in un fazzoletto di terreno videro un spettacolo inaspettato.
Piero si fece un pizzicotto per capire se non stava sognando.
Lievi sfumature di arancione degli ovoli (https://it.wikipedia.org/wiki/Amanita_caesarea) con il marrone scuro dei porcini (https://it.wikipedia.org/wiki/Porcino) tappezzavano il bosco in un abbraccio naturale. Ben presto i funghi furono sistemati nei panieri e i due cercatori si apprestarono a tornare a casa vittoriosi.
Non ci poteva essere migliore ricompensa dopo tanta fatica. Non avevano macchina fotografica, la scena è rimasta impressa nella loro memoria come lo fu l’insalata di ovoli nei ricordi delle loro papille gustative.
Piero fece tesoro di quella giornata, fu sicuramente meglio di decine di ore teoriche di corso.

COMMENTI SU FACEBOOK ……


facebook immagine

Img dal Web

COMMENTI SU FACEBOOK ……

Qualche mese fa era apparso un bando per un progetto finanziabile in ambito PSR relativo a siti contaminati, subito erano apparsi i commenti su FB.
I cittadini di un certo paese hanno un sito contaminato a ridosso del paese ormai da 50 anni e le probabilità di ri-usarlo si riducono sempre di più.
Dopo decine di commenti dei lettori, sono intervenuto con questo lungo commento e voglio condividerlo solo adesso, quando gli spiriti bollenti sono un po’ placati, ma ancora niente è stato fatto.

“ Credo che abbiamo tutti ragione.
Ha ragione XXX1 quando afferma che le cose le devono fare gli specialisti e gli architetti devono fare altre cose, suggerisce di non spostare l’enorme massa di terreno contaminato con enormi costi e che comunque andrebbero solo in un altro luogo, con grosse ricadute ambientali in termini di emissioni a causa dei trasporti di movimento terra.
Ha ragione XXX2 quando afferma che dietro a grosse cifre spesso possono comparire grosse ombre.
Ha ragione XXX3 quando sostiene che il cambio dei massimali è come tappare un buco nel muro con un poster.
Ma …. il cittadino ?
E’ giusto che possa anelare a qualcosa di bello, fruibile e magari a basso costo ?
Gli specialisti hanno il sopravvento su tutto e ci si deve fidare a prescindere.
Quando fanno l’analisi di una sorgente ci dicono come deve essere e guarda caso poi ci inducono a comprare acqua imbottigliata, e siamo il terzo paese nel mondo a consumare acqua in bottiglia !
Si inventano una piramide alimentare e ci dicono cosa mangiare.
Poi altri esperti di marketing con speciali tecniche di vendita e giocano sul bisogno umano di omologazione ci indicano le mode da seguire.
I soliti specialisti delle bonifiche saranno certamente pieni di lavoro con il ripristino dei terreni della terra dei fuochi.
Mentre la richiesta di bonifica aumenta mi domando se sono di pari passo aumentate le ditte abilitate ad effettuare questi lavori.
Business è la parola magica. Se c’è guadagno abbastanza le attività partono come treni, e per ora forse se lo stanno solo dividendo ….i soliti specialisti.
E’ la mia percezione, può darsi sia vero, non credo esistano dati in rete….
Forse vado fuori tema, ma ho delle perplessità anche sulle norme di sicurezza e salute. E non mi riferisco ad Arpat, ma a quelle nazionali.
Siamo gli unici in Europa ad avere leggi sulla sicurezza talmente complicate da non riuscire nemmeno a spiegarle ai giovani universitari stranieri dell’Erasmus con tirocini in Italia.
Sto affermando che se certe cose non ce le possiamo permettere è necessario rivederle.
Ecco alcuni esempi :
– standard super-sicuri di bonifica anche in presenza di materiali non pericolosi.
– regole di risanamento dell’amianto (come già forse voleva accennare XXX1).
– ripensare al riuso dei siti con l’ausilio ad es. di silvicoltura, canapa o altro … ma all’estero lo fanno che sono più bischeri di noi ? O siamo noi che vogliamo fare i ganzi ?
– smettere di pensare a volumetrie per l’abitazioni civili che nessuno comprerebbe.
Mi riallaccio infine a questo interessante stimolo di conversazione proposto da YYY del progetto finanziabile in ambito PSR con questa “provocazione” :
ma….se non lo vincono… ? Che succede ? Rimane così ? Abbiamo un piano B ? ? “

IL PROGETTO


habitat

Avevo promesso di tradurre l’articolo dei blogger francesi, dopo quasi 40 anni dalla fine dei miei percorsi scolastici non è facile tradurre in modo impeccabile, forse non ero molto bravo nemmeno a scuola. Ora c’è google e altri programmi che ci danno una mano.
E mentre mi adoperavo a tradurre gli amici francesi pubblicano il loro progetto in inglese !
Non ce la posso fare !!!

ecco il link al blog attuale, in lingua inglese :
https://coupdepoucepourlaterre.wordpress.com/english/the-project/

e qui di seguito l’articolo tradotto e l’orginale postato tempo fa in lingua francese
e….. quando imparo a mettere le lingue nel blog vi faccio un fischio !!!!!!

Progetto

Il viaggio che noi stiamo intraprendendo mira a soddisfare progetti avendo tratti al concetto di sviluppo sostenibile europeo. La nascita di questo progetto è dovuto alla nostra sensibilità per i diversi movimenti come quello della transizione da Rob Hopkins, uno del deperimento o addirittura felice sobrietà di Pierre Rabhi, ecc. Vogliamo incontrare, per arricchire e condividere le idee di queste persone in cerca di coerenza tra la loro vita, il loro lavoro e questioni ambientali attuali.

Questi progetti riguardano ambiente così com’è , agricoltura, energia, cibo, salute, economia, vita in comunità ecc.

I governi si coprono il volto rispetto al clima, cosa ne pensano i cittadini? Troppe decisioni politiche sono gestite da pochi grandi gruppi ultra ricchi senza etica, agricoltura, sanità, energia ecc sono le vittime principali, ma cosa ne pensano i cittadini? Crediamo che le soluzioni debbano venire “dal basso”, quindi cerchiamo di incontrarli.

Il coraggio di questi pensatori ci interessano molto di più che le ultime notizie di un governo che, di interferenza, vorrebbe governare una nazione, un continente o addirittura un pianeta. Il territorio deve essere più importante proprio ora! I progetti che visitiamo sono connessi al loro territorio, servirà a lui e viceversa.

Gestione da parte dei cittadini direttamente in un dato territorio!

Nell’ambito di questi progetti, come sono tutti i problemi attuali? Vogliamo essere osservatori dall’ interno e testimoniare. In questi progetti, gli stessi problemi sicuramente saranno in primo piano, che sarà solo arricchire e diversificare le risposte a queste domande, ognuno sarà in grado di trovare il cibo ai suoi pensieri. Tale ispirazione è originata dalla nostra testimonianza, in modo che siamo attenti e critici nelle nostre descrizioni. Se i luoghi visitati desiderano fuggire dal sistema omogeneo occidentale, come fanno? Reinventare quindi economia, cibo, energia, istruzione, lavoro, comunità? Come fluiscono i loro pensieri? Quali sono le priorità?

Inoltre, i nostri studi ci hanno portato a un certo livello di conoscenza e ci consentono di qualificare le posizioni di copertura preferite in agricoltura, linee guida di gestione forestale, ecc., ma non sappiamo nulla dei lavori verso i quali orienteremo i nostri sforzi ed è abbastanza insopportabile! Sarà necessario anche per noi imparare ad utilizzare le nostre mani e conoscere i mestieri per cui abbiamo a volte decisioni da prendere. La cultura è principalmente manuale.

Tra questi progetti iniziatori di un nuovo mondo, qualche conoscenza continua dopo secoli di sviluppo. Queste pratiche sono attualmente schiacciate da un’omogeneizzazione dettata da livelli gerarchici superiori. Ignoranti o ciechi per la meravigliosa diversità e l’immensa necessità di queste pratiche, governi, Europa e loro corruzioni sono immersione nell’oblio durante questi anni di riflessione e di sviluppo. È quindi la maggiore importanza è farle tirare fuori la testa dell’acqua e che le loro voci siano ascoltate. Siamo tutti orecchie!

Le projet

L’objectif du voyage que nous entreprenons est de rencontrer des projets ayant traits au concept de développement durable européen. La naissance de ce projet est du à notre sensibilité pour différents mouvements comme celui de la transition de Rob Hopkins, celui de la décroissance, ou encore celui de la sobriété heureuse de Pierre Rabhi, etc. Nous voulons rencontrer, s’enrichir et faire partager les idées de ces personnes en recherche de cohérence entre leurs vies, leurs travaux, et les problématiques environnementales actuelles.

Ces projets peuvent donc toucher à l’environnement en tant que tel, à l’agriculture, à l’énergie, à l’alimentation, à la santé, à l’économie, à la vie en communauté etc.

Les gouvernements se voilent la face par rapport au climat, qu’en pensent les citoyens ? Trop de décisions politiques sont manipulées par quelques grands groupes ultra riches sans éthique, l’agriculture, la santé, l’énergie etc. en sont les principales victimes, mais qu’en pensent les citoyens ? Nous sommes persuadés que LES SOLUTIONS VIENNENT « DU BAS », nous allons donc les rencontrer.

Le courage de ces penseurs nous intéressent bien plus que les dernières news d’un gouvernement qui par ingérence voudrait régir une nation, un continent voire une planète. Le TERRITOIRE doit avoir plus d’importance dès maintenant ! Les projets que nous visiterons seront ancrés dans leur territoire, le serviront et vice versa.

Une gestion venant directement des citoyens dans un territoire donné !

Au sein de ces projets, comment sont repensés les problèmes actuels ? Nous voulons en être observateurs de l’intérieur et témoigner. Dans ces projets, les mêmes questions seront surement avancées, ce qui ne fera qu’enrichir et diversifier les réponses à ces questions, chacun pourra y trouver alimentation à ses pensées. Que l’INSPIRATION naisse de notre témoignage, donc que nous soyons critiques et minutieux dans nos descriptions. Si les lieux visités souhaitent s’échapper du système homogène occidental, comment s’y prennent ils ? Comment réinventent ils l’économie, l’alimentation, l’énergie, l’éducation, le travail, la communauté ? Comment sont menées leurs réflexions ? Quelles sont les priorités ?

De plus, nos études nous ont menés à un certain niveau de connaissance et nous permettent de pouvoir prétendre occuper des postes où nous déciderons d’orientations de gestion agricole, forestière, etc. mais nous ne connaissons rien aux métiers dont nous orienterons la gestion et c’est assez insupportable ! Il s’agira aussi pour nous d’apprendre à nous servir de nos mains et de connaître les métiers pour lesquels nous aurons parfois des décisions à prendre. La culture est avant tout MANUELLE.

Parmi ces projets initiateurs d’un nouveau monde, certains poursuivent les SAVOIRS de siècles de perfectionnement. Ces pratiques sont actuellement écrasées par une homogénéisation dictées par les hautes sphères hiérarchiques. Ignorantes ou aveugles devant la magnifique diversité et l’immense nécessité de ces pratiques, les gouvernements, l’Europe et leurs corruptions font plonger dans l’oubli ces années de réflexions et de perfectionnement. Il est donc d’importance majeur de leur faire sortir la tête de l’eau et que leurs voix soient écoutées. Nous sommes toute ouïe !

OLINTO E I NUOVI CONTADINI


IMG DAL WEB
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OLINTO E I NUOVI CONTADINI

Olinto era un uomo molto alto. Quando l’ho conosciuto aveva già superato i sessanta anni, ne dimostrava un po’ di più. In un bosco lo si poteva confondere tra gli alberi, tanto era nodoso, ben radicato in scarpe enormi, braccia nerborute, mani callose simili a pale.
Gli occhi piccoli, ravvicinati, quasi nascosti nel volto scavato da rughe profonde e pelle abbronzata dal sole dei campi.
Il lavoro la sua principale occupazione, la terra il suo unico amore.
Tanta era la devozione alla terra che non avrebbe mai accettato di far lavorare altre persone nel “suo” terreno.
Come tutti i piccoli proprietari terrieri con gli anni aveva affinato un suo modo di lavorarla.
Aveva conservato gli attrezzi della gioventù : il giogo per i buoi, il vecchio vomere, l’aratro.
Con la meccanizzazione in agricoltura si era comperato un piccolo trattore. Ogni consiglio di espansione o miglioria si scontrava con le sue idee di contadino all’antica.
C’era tutta la scala di priorità ben precisa. Moglie e figli ne sapevano qualcosa.
Anche i vicini l’avevano imparato a conoscere.
Bastava saperlo prendere, poi era buono come il pane.
La sua forza aveva del sovrumano, in poche ore con l’accetta poteva tagliare e sistemare quintali di legname.
Gli dava noia il rumore delle seghe a motore. Le aveva sempre rifiutate.
Sosteneva che quelle funzionano a benzina e quella costa.
Lui obiettava :
– anche se io duro fatica, a me la fatica non mi costa nulla ! –
Il decespugliatore si fece attendere molti anni, nel suo podere si poteva ancora sentire il canto della falce.
Il canto della falce è un modo di dire riferito al battere con il martello la falce per affilarla.
Battere la falce è un’arte in disuso. Occorre un martello particolare con punte smussate in modo diverso. Una punta serve per distendere e pareggiare il ferro, l’altra ridargli il filo o taglio.
Ho trovato di recente un martello per affilare la falce ad un mercatino dell’antiquariato.
Sono pezzi sempre più rari.
Possedere un martello del genere non vuol dire saper far cantare la falce.
Questo invece era invece uno dei lavori preferiti di Olinto.
Frequento spesso i blog di agricoltura e vedo con piacere un ritorno a questa attività che un secolo fa era il settore “primario”. Ho trovato perfino dei workshop con la falce e relativa affilatura.
Momenti molto belli a contatto con la natura, operai e impiegati , tute blu e colletti bianchi curvi ai lavori manuali dei nostri nonni con falce e frullane per tagliare l’erba.
Non un motore in giro, solo fruscio di erba tagliata e ronzii lievi di lame nel vento.
Giovani laureati provano a misurarsi con quello che è sempre stato percepito come un lavoro duro.
Ho conosciuto alcuni componenti della nuova generazione di contadini.
Il loro approccio è quasi sempre estremo. Anzi vorrei dire estremista.
Tendono a seguire solo certe correnti. Può capitare un gruppo di devoti alla biodinamica.
Oppure una cooperativa agricola di solo biologico. Ho incontrato chi opera solo in permacultura.
I giovani hanno dentro l’esuberanza, la curiosità, l’intraprendenza, l’ingegno.
Quello che li differenzia è l’approccio.
Ognuno lo fa in modo diverso.
La gamma è ampia, per alcuni di essi è una scelta di vita, immersi nella natura, nel verde, non necessariamente la terra deve diventare un reddito.
Poi ci sono gli innovativi, quelli che si specializzano in una attività di nicchia es. tartufi, funghi, miele, grani antichi, vigne di qualità.
I tradizionali invece si dotano della più raffinate tecniche messe a disposizione dalla chimica di base, delle ultime attrezzature agricole, seguono il filone della agricoltura in chiave industriale. Quest’ultimi si devono misurare con la “resa per ettaro” sono costretti ad indebitarsi per l’acquisto di macchinari, attrezzature. Sono costretti ad usare la terra come mezzo per arricchirsi e non possono lasciarla integra dopo anni di sfruttamento intensivo.
I giovani agricoltori non hanno conosciuto le persone come Olinto, possono forse aver letto racconti sui loro ritmi di vita o visto film come “l’albero degli zoccoli” e non è la stessa cosa.
Ci sono ancora contadini veri sopravvissuti a quei tempi duri. Potrebbero raccontarci storie bellissime.
Dovremo cercarli come i tesori nascosti alle radici delle piante tartufigene.
Potrebbero ispirare le fertili menti dei giovani agricoltori.
Un incontro tra generazioni invece degli scontri del passato.
Qualcosa di diverso, tanto per cambiare.

Volontariato ambientale: riflessioni


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Volontariato ambientale: riflessioni
In questo mondo noi siamo ospiti e come degli ospiti possiamo comportarci in vari modi. Possiamo essere attenti e rispettosi, distratti e un po’ cialtroni o vandali opportunisti. L’uomo nell’ultimo secolo ha modificato in modo determinante il nostro pianeta, il corso dei fiumi, i paesaggi, le strade, le foreste, tutto in nome del progresso e forse anche per voler lasciare una traccia del suo passaggio. E’ cambiata la struttura della società, il modo di lavorare, tante cose sono migliorate, l’alimentazione più ricca ha permesso di vivere più a lungo, con l’aiuto delle scoperte della scienza e della medicina sono state sconfitte molte malattie, è cresciuto il livello d’alfabetizzazione, il benessere, almeno in una certa parte del mondo, si è diffuso. Molti cambiamenti hanno influito sulla vita di ognuno di noi in modo negativo, l’inquinamento, lo stress, le varie forme di violenza sulla persona.
Alcuni cambiamenti hanno interessato in modo determinante l’ambiente.
Ma cos’è l’ambiente?
Ambiente è dove viviamo, ma anche ciò che si usa, si mangia, si beve. Conoscerlo meglio sarebbe utile a tutti, rispettarlo, modificando alcuni comportamenti dannosi, assolutamente opportuno.
Ma per quale ragione cambiare comportamenti ed abitudini? rinunciare alle nostre comodità ? perché dobbiamo fare qualcosa ? chi ci obbliga ?.
Se la società in cui viviamo ci ha fin qui consentito un comportamento egoistico, quale potrebbe essere la giusta motivazione per far “muovere” le coscienze di coloro che da sempre hanno criticato chi opera in modo corretto, chi si adopera per lasciare ai nostri figli qualcosa di più di un pianeta pattumiera, di una terra sconsideratamente sfruttata, violentata e depredata.
Mosso da queste considerazioni, che vorrei definire “umanitarie”, perché credo che chi ama l’ambiente ama anche chi ci vive, nel 1995 insieme con altre persone ho partecipato alla fondazione di un’associazione di volontariato che si occupa di “ambiente”. L’associazione in un primo tempo prosperava, riunioni numerose, molti aiuti d’ogni genere, anche in denaro, lavori prestati gratuitamente, molte idee, partecipazione a corsi in centri specializzati per la soluzione delle problematiche ambientali più comuni, insomma, partecipazione, attivismo, fervore appassionato. Proprio durante uno dei corsi che ho citato intervenne un Avvocato. Egli si chiedeva perché ci fosse il volontariato, a cosa servisse realmente, insomma, cercava di capire perché la gente si riunisse in associazioni di volontariato.
Era naturalmente una domanda retorica, lui sapeva già la risposta.
Il volontariato nasce e si sviluppa quando uno Stato è carente in certi servizi essenziali, allora la coscienza civile si incrementa, si adopera, e fa di tutto per “tamponare” le falle dello Stato, è qui che intervengono le associazioni di volontariato che si organizzano e talvolta fanno meglio dello Stato stesso perché riescono a cogliere in pieno le attese dei cittadini. L’Avvocato continuò a parlare in termini spiccioli: chi dà al volontariato, toglie a qualcun altro, nella fattispecie se si tratta di un padre di famiglia, toglie alla famiglia, e cosi’ via … Anche questo era verissimo, anche solo andare alle riunioni è stato per me un impegno non indifferente, avevo la figlia piccola, sarei stato volentieri con lei la sera, durante il giorno lavoravo fino a tardi e dopo cena non le potevo dedicare nemmeno un poco del mio tempo. Quell’Avvocato aveva ragione !. L’associazione che abbiamo fondato nel 1995 si è sciolta dopo pochi anni.
Potrò in cosi’ poco spazio riepilogare il lavoro effettuato?. Non credo, forse non è nemmeno necessario. Posso però lanciare un appello affinché il lavoro di tanta gente non sia gettato alle ortiche.
Valorizzare il proprio ambiente, ecco quello che ciascuno di noi dovrebbe fare. Integrarsi con l’ambiente, restringere l’ambito delle attività ad un’area precisa ed appoggiare chi da sempre ha lavorato e lavora per valorizzare gli ambiti locali. Non dico che non sia importante devolvere dei soldi al WWF per un programma di salvataggio delle balene, ma come sono lontane le balene dal nostro mondo della Valdelsa !. Quante iniziative da intraprendere nelle nostre zone per fare qualcosa d’utile all’ambiente: la base di partenza per cominciare potrebbe essere quella tentare di lasciare l’ambiente dove viviamo come l’abbiamo trovato. La legge stabilisce che il volontariato non deve sostituirsi alla pubblica amministrazione, non deve esercitare la libera concorrenza con aziende private. Ma allora che cosa deve fare, se poi le pubbliche amministrazioni non condividono i “programmi” che le associazioni riescono a ritagliare nei già ristretti campi d’azione a loro riservati. Per la salvaguardia dell’ambiente ci sono due modi di operare, il primo repressivo, il secondo preventivo. La repressione è un compito che spetta agli addetti, le autorità possono elevare multe, effettuare sequestri. In Italia c’è una realtà abbastanza eterogenea per la vigilanza ambientale. Ci sono delle associazioni di volontariato denominate Guardie Ecologiche in varie regioni d’Italia, a Piacenza, circolano in uniforme, sembrano dei marescialli e chiedono che il Prefetto affidi loro incarichi di polizia giudiziaria, con questa facoltà potrebbero perfino disporre un sequestro !. L’uniforme per un volontario con compiti di vigilanza sarebbe un buon deterrente, il cittadino italiano non indossa le cinture, ma se vede la polizia se le mette, potrebbe funzionare anche con l’ambiente !.Nella Provincia di Milano ci sono oltre duemila volontari, presenziano i parchi e il Lambro; grazie anche alla loro presenza i visitatori si comportano meglio del solito. Un volontario di un’associazione se volesse fermare un individuo mentre scarica una cisterna di olio esausto in un bosco, non avrebbe più potere di un altro cittadino.
Desidero mantenermi un mite ambientalista, non mi interessano poteri particolari.
Nel continuare a narrare dell’associazione, devo rilevare che è mancato probabilmente il coordinamento di un’organizzazione a supporto dei volontari. Avevamo esaurito le capacità propositive; nessuno ci ha fornito gli spunti e i suggerimenti necessari.
Posso affermare con tranquillità che non c’è mancato il denaro, ma le idee, sono queste la vera ricchezza delle associazioni. L’attività svolta con maggior passione nell’associazione in cui ho prestato servizio in questi anni è stata l’educazione ambientale, si tratta, infatti, del modo di operare preventivo. Le scolaresche sono state accompagnate in escursioni da noi volontari. C’era un fervore da parte nostra nell’informarsi sulle specie di piante, razze animali del territorio, tipologia del terreno, storia locale, in modo che le domande dei piccoli non restassero senza risposta. L’educazione è un punto cardine non solo dell’aspetto ambientale, ma umano. Poter gettare le basi per un’organizzazione avente lo scopo di seguire lo sviluppo formativo degli studenti a partire dalle scuole elementari, sarebbe un progetto bellissimo. La scuola in questo caso sarebbe il campo di lavoro, e non dovrebbe collocarsi come la fruitrice primaria di un servizio, ma partner per la realizzazione dei programmi più svariati. Per prima cosa occorrerebbero gli insegnanti giusti, volontari e non, è infatti essenziale la qualità del servizio fornito, ad un progetto del genere potrebbero senza dubbio partecipare associazioni esistenti che ora spaziano dall’archeologia alla storia locale. Il fiume Elsa potrebbe diventare un buon argomento per le nuove generazioni, la sua storia, la forza dell’acqua, la costruzione dei mulini lungo le rive del fiume, la caparbia ostinazione a vivere in zone sottoposte ad inondazioni. Anche la raccolta differenziata potrebbe diventare materia di educazione ambientale. Facciamola tutti !. La Publiser sta lavorando bene per diminuire la quantità di rifiuti affidati alle discariche, occorre fare in modo che debbano essere pensati come “risorse”. Mi auguro che non ci sia bisogno delle multe (come in Austria) a chi non mette i rifiuti in uno dei sette cassonetti affidati ad ogni famiglia. Per il futuro si stanno delineando scambi di esperienze ed informazioni tra paesi di tutto il mondo. Internet è una realtà, la rete, alla quale tutti i comuni della Valdelsa hanno aderito, potrà senz’altro fornire informazioni a chi ne ha bisogno e carpire idee da chi è più bravo di noi!.