A REGOLA D’ARTE
Il suo primo lavoro. Le avevano chiesto, per favore, ci puoi pensare te ?
Non aveva mai realizzato niente del genere.
Cercò di immaginare di essere una cliente e cosa avrebbe dovuto aspettarsi dal negozio, dalle merci esposte, dalle persone all’interno.
Non le veniva a mente nulla. Vuoto totale. Fonti di ispirazione potevano essere i negozi di articoli similari.
Accettò il lavoro, dopodiché prese tempo, un paio di settimane per pensare all’allestimento.
Il giorno dopo partì alla volta di Firenze, nella grande città poteva trovare le giuste ispirazioni.
Osservò che oggetti diversi da quello che doveva promuovere potevano suscitare interesse se accostati insieme.
Una sorta di specchio per le allodole. Avrebbe attirato i futuri clienti nel negozio con la curiosità.
Quanto tempo si soffermavano i possibili clienti davanti alle vetrine ? Che cosa osservavano ?
Trascorse l’intera giornata a Firenze e cronometrò i tempi di fermata dei passanti interessati e cercò di capire se c’erano oggetti magari messi lì per attirare l’attenzione.
C’erano veramente ! Una delle vetrina con i tempi più lunghi di fermata aveva inserito oggetti di antiquariato. Il giorno dopo Maria, l’emaciata ragazzina con occhialoni spessi ruppe il suo salvadanaio di coccio. Il negozio non le aveva concesso alcun anticipo per quel lavoro. Doveva scommettere su se stessa e la posta in gioco era la sua credibilità. Il denaro le servì per comperare articoli rari ed eccentrici in una mostra di oggettistica. Li avrebbe utilizzati per l’allestimento del suo primo negozio. Come un test psico-attitudinale o lo passi o sei fuori. Doveva passarlo.
Studiò gli oggetti da esporre, i colori con maggior richiamo, vicino ai colori vivi posizionò gli oggetti antichi, con un mix di creatività e fantasia.
Ne risultò una passerella di prodotti accattivanti e non sembrava più nemmeno lo stesso negozio.
Il suo test andò benissimo.
Da quel giorno la chiamarono “vetrinista” e fu interpellata da molti altri negozi.
Non era più disoccupata come le sue amiche.