25 Aprile 2040
Sono un volontario di una associazione che si prefigge di tener compagnia agli anziani soli in casa.
Il part-time con smart-working mi consente di poter dedicare del tempo alla visita di tre persone al giorno. Oggi per il 25 Aprile è festa e potevo stare a casa, ma è così bello trascorrere il tempo con persone sempre attive, possono ancora raccontare tanto, così sono andato da Gina.
È una signora gentile, affabile, mi accoglie sempre come fossi uno di casa.
Lo stato, dopo le stragi di anziani di venti anni fa, ha pensato bene a delle alternative che non fossero badanti straniere, ospedalizzazione forzata, comunque guidate da scelte economiche diverse dalle case di riposo o RSA.
Queste operazioni rientrano nel servizio civile, giustamente diventato obbligatorio. I giovani devono farsi due anni di leva obbligatoria e hanno molte possibilità di impiego anche se rimangono in quel mondo.
Gina ha una bella casa al primo piano in una via centrale del mio paese, non è lontana da casa mia ed è anche vicina al rivenditore di giornali.
Oggi Gina mi ha raccontato un brutto sogno della notte precedente. Si è svegliata di soprassalto impaurita. Nel sogno se ne andava a fare la consueta passeggiata con la sua elegante mazza da passeggio, il passo lento, il capo basso appoggiato su una schiena incurvata dagli anni.
Poi si è soffermata ad osservare le auto sfrecciare velocemente. Si è sentita afferrare per un braccio e solo allora si è resa conto di trovarsi in prossimità delle strisce pedonali. Le si era presentato un accompagnatore pedonale volontario e la stava portando dall’altra parte. Appena arrivata dalla parte opposta, non faceva a tempo a riprendersi dallo stupore che ne arrivava un altro e … tac, la riportava al punto di partenza. Era un loop temporale senza uscita, terrificante.
Avevano fatto di tutto per tutelare i pedoni, ma come sempre le leggi sono imperfette, manca sempre l’aspetto del buon senso. Nessuno chiedeva alla signora se voleva attraversare.
Così Gina mentre narra il sogno, mi dice di trovarlo tanto simile a quello del coronavirus di 20 anni prima.
Le cade una lacrima mentre racconta della morte di entrambi i genitori, di non averli neppure accompagnati al cimitero, né assistiti negli ultimi momenti di vita; cancellati, come una macchia bianca sulla lavagna nera.
Anche quella volta nessuno le chiese nulla. Lo stato di necessità. Con quella stessa scusa sono iniziati i peggiori regimi totalitari.
E ancora oggi 25 Aprile, dobbiamo spiegare come è successo e giustificare anche manifestazioni e permettere ancora che si possa negare l’evidenza.
A Gina torna in mente un giochino sul telefonino. Se l’era inventato un intraprendente informatico.
Il giochino aveva una interfaccia simile a quella di The Sim’s, ma c’erano tutti i personaggi del regime fascista, gerarchi, giovani italiane, balilla, il potestà, fino ai contadini delle campagne, i comportamenti per mantenere il potere con manganelli, olio di ricino.
Era fantastico potersi tuffare in quel mondo per uno che credeva ancora in quei valori.
Il giochino aveva però una bug voluto dal programmatore. All’inizio del gioco ti poteva toccare un personaggio del popolo o un gerarca, in modo casuale e dovevi giocare in quel modo o ricomprarlo. Allora se toccava un campagnolo, potevano essere botte.
Come quando si nasce, non sai quando e dove ti può capitare, per questo il programmatore aveva messo questa curiosa funzione random.
Chi credeva in quel mondo nero voleva stare solo dalla parte di chi le botte le dava e avere sempre ragione. Il giochino andò a finire tra i giochi obsoleti e dimenticati.
Gina mi confessa sottovoce che i nostalgici non si sono arresi, quelli di adesso, come quelli di venti anni prima, le botte, secondo lei, non le hanno mai prese.
Forse avrebbero capito perché erano tutti a favore del regime.