BELLEZZA parte seconda


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Eruzione fotografata dal fotografo tedesco Martin Rietze

BELLEZZA parte seconda

Se parliamo di bellezza con riferimento alle cose è difficile trovare argomenti comuni.
Una grande prima grande suddivisione la vedrei fra soggetti naturali e creazioni umane.
La natura ci regala fenomeni di bellezza incomparabile, basta pensare all’aurora boreale o l’arcobaleno. La natura ci offre anche animali, minerali, panorami, fiumi, laghi, e paesaggi in generale come foreste, deserti.
Poi ci sono le creazioni umane e dalla ruota di Ur, le piramidi, o le opere di ingegneria idraulica, o tappeti, affreschi, quadri, statue, ne abbiamo pieni i musei.
Da sempre l’uomo ha cercato di rappresentare il mondo in cui vive, dai graffiti all’interno delle caverne fino ad oggi, è stato un susseguirsi di tecniche. Il disegno prima la fotografia dopo, e i filmati, o documentari.
Inutile dire che la bellezza o meno di un paesaggio è ancora più soggettiva della bellezza umana.
Scorrazzando nel web trovo anche decine di blog, siti di make-up, life style, moda, ogni decoro possibile di unghie, capelli e ogni parte del corpo, o abito, accessorio come cintura, borsa, scarpe ecc.
Vien da chiedermi se chi si ossessiona ad avere sempre l’ultimo oggetto pubblicizzato si perda tra gli oggetti desiderati e si dimentichi di essere la persona che vorrebbe.

Ma per rimanere nel tema delle “cose” vorrei dare un altro riferimento secondo me importante.
Ecco il monologo sulla bellezza tratto dal film Cento Passi

ecco alcuni aforismi :

“E’ ritenuto bello ciò che è carino, piacevole, attraente, gradevole, avvenente, delizioso,
armonico, meraviglioso, delicato, grazioso, leggiadro, incantevole, magnifico, stupendo, affascinante, eccelso, eccezionale, favoloso, fiabesco, fantastico, magico, mirabile, pregevole, spettacolare, splendido, sublime, superbo.”

(Umberto Eco)

“La bellezza non è una qualità delle cose stesse: essa esiste soltanto nella mente che le contempla, e ogni mente percepisce una diversa bellezza.”
(David Hume)

“Lo studio e la ricerca della verità e della bellezza rappresentano una sfera di attività in cui è permesso di rimanere bambini per tutta la vita.”
(Albert Einstein)

“L’aspetto delle cose varia secondo le emozioni; e così noi vediamo magia e bellezza in loro, ma, in realtà, magia e bellezza sono in noi “
(Kahlil Gibran)

Nel nostro vivere su questo pianeta ci siamo spesso occupati alla soddisfazione di bisogni che piuttosto pensare a rendere confortevole il luogo in cui viviamo. Non mi riferisco all’ambiente “casa”, ma al circostante.
Mi viene a mente un dipinto : “L’ESTASI DI SAN FRANCESCO”

bellini estasi san francesco

Ecco che a parlare non è la scrittura, ma le immagini. Un esempio di pittura devozionale. San Francesco riceve le stimmate, ma ci sono altri temi, il filone principale è la meditazione.
Ci sono numerosi riferimenti che non sto a sintetizzare nel post, posso rimandare gli interessati alla lettura di un articolo su questa opera
http://www.veneziacinquecento.it/Segnalibro/frick.htm

Quest’ultima riflessione mi spinge ad affermare che non credo dovremmo scervellarci per scegliere la bellezza, da domani potremo trovarla ovunque la vorremmo vedere, dipende da noi.

grazie ancora a tutti per l’attenzione a questi post estetico-filosofici !

BELLEZZA parte prima


Un grazie a tutti i lettori del blog. Ecco l’articolo n. …..

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img dal web

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img dal web

BELLEZZA parte prima

La bellezza, secondo Devoto ed Oli, è la qualità capace di appagare l’animo attraverso i sensi, divenendo oggetto di meritata e degna contemplazione.
Se facciamo un passo indietro nella storia e anche nell’arte, troviamo che i canoni della bellezza si sono modificati con i tempi.
Per accontentare chi non riusciva a collocarsi nei range predefiniti sono stati introdotti dei luoghi comuni come ad es. :
– non è il bello che conta, ma ciò che piace !
Se ci si riferisce alla bellezza delle persone, il sesso femminile ha sempre occupato uno spazio rilevante, se non addirittura egemone.
Possiamo cercare in rete i canoni della bellezza femminile e troviamo :
http://video.corriere.it/3000-anni-canoni-bellezza-femminile-un-video/65e39c58-aa45-11e4-a06a-ec27919eedf1

In generale i canoni sono regole generali alle quali l’aspirante bello o bella si devono attenere per apparire tali. Ma si parla di caratteristiche…..fisiche !
Capita che il soggetto che le ha già non si sente tale e non ne gode in pieno.

Ecco alcune frasi trovate in rete :

“La bellezza di una donna si misura dalla dolcezza, e quella dose di serenità che emana nei gesti e nei movimenti. Una donna è bella per virtù non per esteriorità.”
Stephen Littleword
“La bellezza di una donna non dipende dai vestiti che indossa né dall’aspetto che possiede o dal modo di pettinarsi. La bellezza di una donna si deve percepire dai suoi occhi, perché quella è la porta del suo cuore, il posto nel quale risiede l’amore.”
Audrey Hepburn
Cosa posso dirvi ? Citazioni, aforismi su questo argomento se ne possono trovare in quantità, da parte mia posso aggiungere una esperienza personale. La ritengo attinente, poi mi direte.
Durante un corso di crescita personale da me frequentato, il coach chiese ai partecipanti alla serata :
– chi di voi si sente sexy ? –
Pochi alzarono la mano. Io avevo già fatto quella stessa lezione, la prima volta, come gran parte del pubblico non avevo alzato la mano. Sapevo che si trattava di una domanda trabocchetto e provocatoria. Quindi alla seconda lezione alzai la mano e quando mi chiesero perché mi sentivo sexy, cercai di spiegare che sexy è una condizione mentale.
Se uno crede veramente di esserlo è perché si attribuisce delle giustificazioni importanti tali da sostenere in modo efficace la sua teoria, anche solo valorizzando alcune sue caratteristiche ritenute determinanti.
Alla fine comunque credere in qualcosa aiuta a vivere meglio.
Da quella sera sono anche sexy, e perché no ? Se però sexy non vuol dire nulla, la bellezza il significato ce l’ha, ma come abbiamo visto prima di tutto dipende da noi, e da come lo attribuiamo.
La bellezza è una condizione oggettiva delineata dai canoni, ma può succedere che il possessore di queste caratteristiche non abbia la consapevolezza di possederli.
Quindi …. è come se non li avesse.
Mi vien da pensare anche a sciami di chirurghi estetici, modifiche di labbra, seni, viso c’è una diffusa tendenza a non essere grati di quel che si ha.
Ci sono programmi spazzatura che si prodigano ad elencare i numerosi interventi possibili sul corpo. Ce ne fossero per insegnare ad accertarsi per quel che siamo !
Come spiegare ad un giovane che un intervento con bisturi lo farà assomigliare al corpo di una diva e non al suo modo di essere ?
I media ci propongono sfilate di ragazzine anoressiche. Chi decide oggi i canoni della bellezza? Come possiamo consapevolizzare i giovani ?
Un detto in dialetto napoletano mi potrebbe aiutare ad uscire dal groviglio in cui sono entrato :
– Ogni scarrafone è bell’ a mamma soja! –
Quindi … teniamoci quel che abbiamo, ringraziamo ! (spesso non lo facciamo mai abbastanza)

P.S. prossimo articolo sulla bellezza delle cose !

VALORE E UTOPIA


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img dal web

VALORE E UTOPIA

La mia estrazione di tipo ragioneristico mi ha sempre portato a pensare al concetto di valore come qualcosa di legato al settore finanza o comunque di tipo economico.
Nel tentativo di assegnare alle parole contenute nel dizionario della lingua italiana il significato corretto, anche questo termine è diventato oggetto di approfondimento.
Sono stati scritti in passato tomi giganteschi sul valore da Ricardo, Smith, Marx ecc.
Da sempre il pensiero razionale oltre che a tentare di definirlo come concetto, ha cercato di assegnare un valore ad ogni bene, attività e persino ad esseri viventi.
Se andiamo al mercato a comprare frutta, sappiamo che il mezzo di pagamento è il denaro e il valore della merce è espresso nella valuta corrente e dobbiamo possedere denaro per acquistarla.
Pensiamo per un attimo se il contenuto del nostro portafoglio non fosse il denaro, ma qualcosa di diverso determinato dal valore umano.
Sto ipotizzando una visione da terzo millennio, e potrebbe diventare tranquillamente la trama del prossimo film di fantascienza !
Il valore umano in questo mondo virtuale diventerebbe una sorta di fideiussore di lato passivo e quindi garante a tutti gli effetti di legge.
La misurazione del valore umano sarebbe affidata alla tecnologia e alla entalpia (energia interiore).
Il numero espresso con numero da zero a dieci se superiore a sei permetterà agli umani maggiorenni di acquistare anche beni a credito.
Il test del valore consisterà nell’assegnare un numero da zero a dieci ad ogni valore umano.
Qui di seguito un elenco sommario.
Integrità, onestà, razionalità, creatività, rispetto, ottimismo, pace, tradizione, ecologia, competenza, armonia interiore, consenso, amicizia, famiglia, realizzazione, salute, cura di sé, considerazione, status intellettuale, crescita spirituale, consapevolezza, fair play, appartenenza, compassione, piacere, intimità, riconoscimento, indipendenza, potere, gioco, stabilità, amore, accettazione di sé, perdono, autocontrollo, gratitudine, sfida, coraggio, diplomazia, lavoro di gruppo, perseveranza, forza.
L’operazione avverrà a mezzo di test simili a quelli psico-attitudinali del militare, ma senza possibilità di fregare, come è avvenuto in qualche concorso.
Non ci saranno premi e nessuno diventerà ricco, chi non raggiungerà il punteggio di sei sarà assegnato a lavori socialmente utili affinché possa capire il “valore” della sua attività per la comunità.
Chi otterrà punteggi molto alti sarà una guida per gli altri e quindi gli verranno assegnate solo maggiori responsabilità.
I nostri valori sono l’espressione di ciò che siamo, la nostra storia, i nostri ideali.
Al mercato i nostri valori non si tramuteranno mai in contanti per pagare la frutta.
I valori umani diventeranno il combustibile per il nostro essere individui.
Dalla ricerca dei nostri valori inizia il percorso di consapevolezza.
La nostra attenzione dovrà spostarsi dal portafoglio alla nostra persona.
Se la crescita personale diventerà oggetto dei nostri interessi ci saranno buone probabilità che qualcosa cambi davvero nelle nostre attitudini.
Albert Einsein diceva: “I problemi non possono essere risolti allo stesso livello di conoscenza che li ha creati”. Se andiamo indietro fino a Erasmo da Rotterdam con “l’elogio della follia” del 1509 o Utopia di Tommaso Moro potete vedere che di sognatori anche a quei tempi ce n’erano e allora ……….lasciatemi sognare un altra bella utopia con valore diverso !

OBSOLESCENZA E SCADENZA


 Le mie recenti letture di alcuni autori sulla decrescita : Serge Latouche e Zygmunt Bauman.

Non ho le capacità di sintetizzare idee, concezioni, riflessioni di due intellettuali così ben preparati in un breve articolo su fb e non è questa la mia intenzione, ma ve le segnalo in quanto le ritengo degne di nota e ci aggiungo alcune annotazioni.

Zygmunt Bauman, filosofo e sociologo polacco ha scritto una sessantina di libri , solo alcuni di questi trattano l’argomento della decrescita diciamo che dagli anni 60 (questo autore è vivente e nato nel 1925) gli argomenti sono passati dalla sociologia all’olocausto, dal consumismo all’etica, dalla globalizzazione ai comportamenti umani nella società moderna.

In un recente libro afferma : – Affinché la società dei consumi non si trovi mai a corto di consumatori, l’ansia [di non essere accettati, appagati ecc], in contrasto stridente con le promesse esplicite e sbandierate del mercato, deve essere sostenuta costantemente, ravvivata regolarmente, montata o comunque stimolata. I mercati dei consumi si alimentano dell’ansia che essi stessi evocano, e che fanno il possibile per accrescere nei consumatori potenziali. Come già segnalato, il consumismo, in contrasto con la promessa dichiarata (e ampiamente accreditata) degli spot, non riguarda il soddisfacimento dei desideri, ma l’evocazione di un numero sempre maggiore di desideri: di preferenza proprio quei generi di desideri che, in linea di principio, non possono essere esauditi. Per il consumatore un desiderio esaudito non sarebbe più piacevole o eccitante di un fiore appassito o di una bottiglia di plastica vuota, e per il mercato dei consumi esso sarebbe anche il presagio di un imminente catastrofe”.
Baumann si esprime in modo drastico sulla attuale crisi. Questa crisi, infatti, mette tutti noi di fronte alla scarsità delle risorse alla base della vita: quelle alimentari, energetiche e idriche. Come dice Bauman, se non vogliamo cominciare guerre per queste risorse siamo costretti a inventarci nuove strade.
A nostro parere le sue parole descrivono perfettamente la necessità di progetti come l’Agrivillaggio che danno risposte concrete al tema della carenza di risorse rigenerando terra prima dedicata alla speculazione o alla agricoltura intensiva e mettendola al servizio della vita degli abitanti.
Serge Latouche , filosofo ed economista francese (più giovane, è del 40 , di libri ne ha scritti una quarantina e trattano di economia e marxismo, occidentalizzazione e mito del progresso, e dal 2004 i suoi scritti sono quasi tutti mirati al tema della decrescita.
Critica al capitalismo. Non si tratta di una critica qualunque, come potrebbe essere la critica vetero-marxista. Il no al capitalismo è qui giustificata non da elementi ideologici o di rivendicazione classista, ma da evidenze logiche. Il capitalismo si basa sul concetto che la ricchezza produce ricchezza, all’infinto. Ma la crescita illimitata è un’utopia o in alternativa un’idea che porta dritto a un muro. Latouche fa un esempio estremamente convincente: “Con un aumento del PIL pro capite del 3,5 per cento annuo (che corrisponde alla media francese tra il 1949 e il 1959), si ha un fattore di moltiplicazione 31 in un secolo e di 961 in due secoli! E con un tasso di crescita del 10 per cento, che è quello attuale della Cina, si ottiene un fattore di moltiplicazione 736! A un tasso di crescita del 3 per cento, si moltiplica il PIL di venti volte in un secolo, di 400 in due secoli, di 8000 in tre secoli”.
Decremento selettivo del Pil. Decrescere vuol dire produrre e consumare di meno, e questo vale sia per le merci che per i servizi. Recessione, dunque? No, perché la decrescita prevede un taglio selettivo del Pil, la recessione è invece discesa incontrollata, dunque anche di quei parametri che sono indispensabili al mantenimento di un tenore di vita decente (istruzione, sanità, occupazione). Dunque, questo concetto va di pari passo con la riduzione degli sprechi. Tutto quello che non è necessario consumare, semplicemente non va prodotto. In quest’ottica, la produzione è una voce che procede dalla domanda, e non viceversa.
Autonomia energetica e alimentare. Qui subentra il concetto di località. Nella visione della decrescita, le comunità sono autonome. Escluse le merci che realmente non sono producibili in loco, niente va importato. Una città consuma solo gli alimenti che produce, consuma solo l’energia che produce e utilizza solo gli strumenti che crea. Qui assume un’importanza essenziale la questione delle rinnovabili, in grado di rendere autonomo anche un paese che non possiede giacimenti di carbone, di gas etc. Assume un’importanza particolare anche il riciclo: se l’import è considerato una cosa da evitare, allora è indispensabile non sprecare gli strumenti, le merci, gli oggetti; dunque è indispensabile riciclare.
Senso di comunità. Se la comunità è autosufficiente (per quanto possibile) allora è inevitabile che si instauri un rapporto più intenso tra una popolazione e la propria terra. Rapporto che va coltivato mantenendo, ed eventualmente recuperando, le tradizioni tipiche del territorio. In questo senso la decrescita non è solo una teoria economica, ma anche filosofia e antropologica, quindi culturale.
Insomma, una rivoluzione. Teoricamente è tutto affascinante. Vedremo alla prova della pratica se lo sarà ancora.
Latouche ha scritto anche un libro sull’obsolescenza : USA E GETTA
già il nome obsolescenza mi pare brutto ed evoca chissà quali pensieri , forse tanti non ne conoscono nemmeno il significato esatto , quindi rinfresco la memoria…
da Garzanti : obsolescenza : perdita progressiva di efficienza, di funzionalità, di valore; lento invecchiamento , scadimento di un bene capitale (impianto, macchinario ecc.) o di un bene di consumo durevole causato dal progresso tecnologico o da altre ragioni diverse dal logoramento materiale.
Nel libro racconta come è cominciata la sua avventura, cioè ha scoperto per caso, a proprie spese che il disco fisso del suo computer era programmato a scadenza cioè doveva rompersi al terzo anno, e questa si chiama obsolescenza programmata.
Parte da questa singolare esperienza la decisione di collaborare alla stesura del libro nel quale si cercano di spiegare le ragioni che spingono i produttori e produrre oggetti con “scadenza” in modo che i consumatori siano costretti a a ri-comprare di nuovo questi oggetti.
I beni durevoli quindi non sono più tanto durevoli e “finiscono” , non c’è solo la moda o la tecnologia che rendono “obsoleto” un prodotto, ma ci si mette anche il produttore a farlo rompere, mettono ad es. dei chip all’interno di una stampante e questa dopo un certo n. di anni si rompe, in modo irreparabile.
Latouche elenca le origini di tali comportamenti e individua lucidamente le premesse di questo fenomeno nella massiccia agevolazione dell’acquisto a credito e in una visione distorta della garanzia sui prodotti, l’autore non manca di cogliere una dimensione antropologica – il piacere dell’ostentazione e dello spreco – finendo per progettare una società della decrescita che all’obsolescenza pianificata sostituisce la durevolezza, la riparabilità, il riciclaggio. Così sarebbe forse possibile un’abbondanza frugale.
Un riferimento interessante di Latouche è quello dell’obsolescenza alimentare (la scadenza dei prodotti alimentari) che provoca la distruzione di milioni di tonnellate di cibo, e Andrea Segre con vari libri tra cui : Lo spreco utile, Il libro nero dello spreco in Italia o altri , spiega come possiamo intervenire in questi casi.

Tutto ciò premesso, in tempi di crisi…. riparare o non riparare ?
Questo è il dilemma !
E ancora, pretendere da ora beni durevoli che si rompano meno e che non “scadano” o accettare il consumismo com’è ? Per ora di roba che NON SCADE abbiamo solo i politici, e siccome qui ho chiesto di non parlare di politica, scusate questo breve OT, ma ci voleva.

aggiungo il link al video -pret à jeter- :
(per chi sa il francese)
http://vimeo.com/62420511