IL MATTONE


mattone

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IL MATTONE

Non mi posso esimere dal desiderio di trattare questo delicato argomento.
Per capire dove siamo occorre sapere da dove siamo partiti.
La nostra Italia è la più grande consumatrice di suolo d’Europa.
Sembra così ancora affamata di suolo che non si fa altro che parlare di grandi opere e di rilancio dell’edilizia.
Se andiamo poi a guardare bene gran parte delle opere proclamate non solo non sono finite, ma i loro costi sono lievitati fino all’inverosimile. Lo scopo era di sistemare i soliti amici, spesso l’intento è riuscito.
In passato nel blog mi sono occupato di beni comuni, ed è stato solo un timido approccio, vorrei ora rileggere il problema edilizia con questa chiave di lettura.
Lo studio attento della nostra costituzione, i tentativi maldestri e qualche volta riusciti di stravolgimento della stessa, la perdita di efficacia dello Stato nel ruolo decisionale e guida nella gestione del territorio, lo strapotere dei governi succeduti negli ultimi anni e dettati dall’emergenza mi conducono ad analizzare il mattone da un altro punto di vista.
Se ci lamentiamo dell’alluvione a Genova, dello scandalo del Mose a Venezia o dei collusi dell’Expo, sappiamo che ogni disastro era “annunciato”.
I cittadini da sempre con movimenti autonomi, comitati, associazioni segnalano gli illeciti all’ambiente, le infiltrazioni mafiose, i reati al territorio e molto altro.
La voce più inascoltata è quella dei deboli, senza potere, senza possibilità di avere peso nelle scelte delle amministrazioni centrali o periferiche.
Ho preso spunto per questo articolo da un libro di Paolo Berdini “Le città fallite”.
http://www.nuovatlantide.org/le-citta-fallite/
Il libro si snoda in un percorso storico, culturale, ma soprattutto politico della nostra Italia con moltissimi dati interessanti e riferimenti legislativi.
Non è facile sintetizzarlo, quel che sembra chiaro e documentato è che gli interessi economici hanno preso il sopravvento sugli interessi territoriali.
Le istituzioni hanno deciso di imporsi dando priorità al denaro, che mette sempre in accordo costruttori e amministratori, e il cui dictat pare sia: distruggere i territori.
Ecco quindi l’invenzione dei «Consorzi di imprese», che si dividono gli appalti delle grandi opere pubbliche. Siamo nel periodo post-Craxi, nascono le municipalizzate, poi andrà sempre peggio.
La soluzione proposta da Paolo Maddalena (sua è la prefazione) e che Berdini conferma è che il potere pubblico deve “disporre pienamente della titolarità di perseguire il futuro di una comunità”. Maddalena sostiene che “i diritti edificatori non esistono”, e l’Italia in questioni di territorio, tutela dell’ambiente, diritto alla casa, dovrebbe ricominciare dando valore a tutto questo.
L’urbanistica sembra essere la grande colpevole di atti scellerati sul territorio.
Non ha colpe ! Ha agito nella legalità.
Ma non erano nemmeno i cittadini a costruire fabbricati abusivi e poi aspettare tranquilli il condono, o meglio non solo loro.
Ne sono stati fatti ben quattro, e con ognuno di essi sono state perdonate efferatezze sull’ambiente più o meno importanti.
Ma non è nemmeno quello il problema !
Infatti la proprietà privata viene messa al centro dell’attenzione.
Secondo me è qui l’errore.
Se non accettiamo il principio che deve essere il territorio il focus dell’interesse della collettività, ben poche discussioni potranno continuare. Siamo noi parte del territorio e i titolari delle proprietà non dovrebbero essere liberi di farne l’uso che vogliono anche se autorizzati dalle amministrazioni locali.
Ecco queste mie considerazioni dopo aver letto il libro.
Hanno fatto credere che tutti si possono arricchire con un pezzo di terra appena questa diventerà edificabile.
Hanno fatto credere che il “mattone” cresce sempre di valore, perché è sempre stato così.
Hanno fatto credere che la città è più importante della campagna, e la città in questo modo è cresciuta così oltre le necessità.
Quando ad un certo punto tutte queste certezze sono crollate insieme, è crollata anche la fiducia in altri valori che non erano nemmeno in discussione, ergo c’è la crisi, quindi si vede tutto negativo ad oltranza e allora contrazione dei consumi ecc
Come è possibile ?
La parola “investimento”, cerco nel dizionario Garzanti e trovo :
– impiego di fondi in forme (azioni, titoli di stato, immobili, oro ecc.) che prospettano un reddito più elevato o un aumento del valore reale –
ma anche :
– l’investimento immobiliare protegge dall’inflazione –
Non hanno scritto che l’investimento immobiliare è uno dei più rischiosi in assoluto e la redditività è la più incerta del panorama finanziario.
Penso agli italiani degli anni ’60 che preferivano indebitarsi e comprare case, e hanno continuato visto che in Italia ci sono oltre sette milioni di appartamenti vuoti.
Ce ne sono così tanti che si potrebbe ospitare un paese africano intero e soprattutto evitare di costruire nuovi appartamenti per molti anni.
Ma allora i costruttori ? Che faranno per tanto tempo ?
Non ho la soluzione. Sarebbe troppo bello ! Di sicuro si dovranno riconvertire in riqualificazione e ristrutturazione dei fabbricati come minimo.
Mi vengono a mente dei suggerimenti, passano attraverso la condivisione delle risorse.
Ci sono leggi introdotte di recente, alcune non mi piacciono e allora occorre azionare il buon senso, altro grande assente !
Non mi piace l’esenzione del pagamento di tasse sulla prima casa, mi vengono a mente ricconi con prime case con centinaia di stanze e non pagano nulla come il pensionato con il monolocale.
Non mi piace l’innalzamento dell’aliquota IVA , tradotto in soldoni è anche la morte dei consumi, come diceva Totò “a’ livella ! “ E’ vero che pagano tutti, ma per chi ha meno rappresenta molto.
Non mi piace sapere che il fondo monetario internazionale stima in 120 miliardi il volume degli investimenti della malavita organizzata in Italia.
Non mi piace sapere che l’urbanistica è stata piegata più volte dalla speculazione finanziaria es. Expo 2015, Monte Paschi a Roma (1993 con Ligresti).
Non mi piace l’eccessivo impegno destinato alle grandi opere, come se non ci fosse altro da fare (il numero delle grandi opere che possono usufruire di semplificazioni procedurali era di 102 nel 2012 ed è passata a 349 ,per arrivare a 504 nel 2014)
Noi semplici cittadini come possiamo capire se una legge è giusta ?

Per capirlo basta fare la prova del nove, quella delle moltiplicazioni, vi ricordate come funziona ?
Dopo aver effettuato dei calcoli matematici usando carta e penna e senza calcolatrice con un conteggio semplice ed efficace andiamo a verificare se il calcolo effettuato è esatto.
Una operazione dovremmo applicarla a tutte quelle modifiche del territorio che ci vengono suggerite dal politico di turno.
Capita infatti molto spesso che non abbiamo le competenze per valutare la portata dei cambiamenti legislativi. Basterebbe ci domandassimo :
– Quanto serve per il territorio ? Lo rende più bello ? Sarà più sicuro ? Si arricchiscono solo alcune persone ? –
Se una sola di queste risposte non vi sembra ok se state leggendo queste righe e vi sembra di dover fare qualcosa per il vostro paese, ci sono possibilità che vi facciate portatori di qualche progetto per la vostra comunità !
Ecco alcuni riferimenti toscani di movimenti di cittadini :
http://www.perunaltracitta.org/la-citta-invisibile/
ce ne sono in ogni regione, non conta la colorazione politica, sono gli obiettivi che li animano.
Poi vorrei affrontare il delicato argomento dei reati ambientali strettamente connesso al mattone.
Atlante italiano dei conflitti ambientali
link http://atlanteitaliano.cdca.it/
Centro di documentazione dei conflitti ambientali
link http://cdca.it/
Ci sono per la cronaca 180.000 ettari di terreno altamente inquinato (fonte Legambiente)
Le ricadute sono sulla salute.
Es. Progetto Sentieri – Ministero della Salute
per gli interessati questo il link http://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_2_1.jsp?lingua=italiano&id=2147
In molti casi è lo stato ad essere inadempiente, come nel caso del referendum sull’acqua bene comune. Non sono stati rispettati gli esiti del referendum.
L’Italia inoltre ha ratificato la convenzione di Aarhus
vedi link dal sito Ispra : http://www.isprambiente.gov.it/it/garante_aia_ilva/normativa/Normativa-sull-accesso-alle-informazioni/normativa-sovranazionale/la-convenzione-di-aarhus
questa stabilisce il diritto dei cittadini a partecipare ai processi decisionali ed avere accesso alle informative in materia ambientale sia a livello locale che nazionale.
Verrebbe da ripensare anche la corsa all’energia. Ci sono molti paesi che dispongono di più energia di quanta be abbiano di bisogno.
Non si sente parlare di efficienza energetica ed eliminazione degli sprechi. Molti la chiamano risparmio energetico, ma stranamente spesso viene osteggiato a priori anche se dopo l’applicazione contribuisce al contenimento dei costi.
Il contributo della cittadinanza attiva è centrale alfine di creare un nuovo modello di vita delle persone. Che aspettiamo ?

Altro che mattone !
Vi ho dato una mattonata ! Troppo lungo lo so dovevo fare due articoli, bah sarà per la prossima 🙂

FINANZA DA BRIVIDI


FINANZA DA BRIVIDI

La mano tremava, il mouse era come un cannone puntato su un bersaglio immaginario.
Non era come la battaglia navale, lì non si sparava a casaccio con la speranza di colpire con una buona dose di fortuna l’incrociatore o il sommergibile rimasto all’avversario.
Il bersaglio era chiaro : si doveva fare soldi, a palate , ogni giorno, ogni mese , tutto calcolato, c’era un margine di errore, ma anche quello era calcolato, tagliare le perdite oltre il 5 % , ci sono dei programmi che lo fanno in automatico, alcuni erano da tenere sotto controllo. Vendere appena si beccava il 3 o 4 %.
Gli strumenti finanziari di copertura invece di coprire, spesso alimentavano guadagni extra, anche del 200% alla settimana, cose che raccontarle ora a uno che fatica tutto il giorno per una quarantina di euro nette c’è da farsi sparare.
Non ci si poteva permettere di sbagliare, lo sbaglio comportava di perdere affidabilità.
I programmi finanziari erano quasi tutti di produzione americana, non so come Giorgio se li fosse procurati, ma credo avesse un amico che lavorava in Banca con l’incarico di trader.
Per comprarli ci volevano almeno quattro milioni, dati storici a parte.
In Banca gli operatori non sapevano niente di queste tecniche, non le forniscono a scuola e tantomeno le Banche hanno tempo per formare i dipendenti in un settore troppo specialistico e “pericoloso”, il fai-da-te imperava, e solo tra quelli che ci capivano un po’.
Ma non c’era da divertirsi molto, notti insonni per qualche perdita fuori misura, discussioni a non finire con le banche per le provvigioni che si prendevano per le transazioni, il cervello sempre in asfissia e crampi alle mani per via del mouse.
Poteva durare ?
Poi le regole, anche rispettandole ti capitava sempre la fregatura, e una buonanima infatti diceva :
– Io mi levo sempre presto la mattina, ma, mi pare impossibile, trovo sempre qualcuno che si è alzato prima di me ! –
E infatti il “parco buoi” è sempre stato guidato, favorito o punito all’occorrenza, dalla lobby, dal centro di potere, dal politico di turno, ci hanno fatto credere per es. che le Parmalat erano un affare.. Hai voglia a vedere i bilanci , hai voglia a guardare gli storici degli scambi (ci pensavano loro a falsare gli scambi nel mercato, erano tutti fittizi !)
Sai quanti ce ne sono di esempi ? La Ferruzzi, Alitalia etc
L’informazione finanziaria si è prestata spesso a far salire agli allori titoli o aziende che non lo meritavano affatto, creare aspettative esagerate senza che ci fosse niente dentro, proprio NIENTE.
Prima del 2001 bastava avere un conto corrente un dossier e “via” ! Il presunto eroe si scriveva le sue regole e doveva rispettarle, se le cambiava era a suo rischio e pericolo.
Le regole erano :
– non seguire le “voci” , ce n’erano tantissime in rete su una o l’altra società, fece scalpore quella di un pizzaiolo new-yorkese che aveva messo su un sito di “segnalazioni”. La modalità era semplice, segnalava un titolo , tutti lo compravano , aumentava il prezzo e poi il tizio che aveva pagato il pizzaiolo per segnalare quella azione, e il tizio ne aveva un bel po’, ne vendeva un vagone e la gente si trovava con un pugno di mosche in mano. Hai voglia a rovinare la gente !!
– occhio ai “fondamentali” qui era facile procurarsi bilanci, interpretarli era più difficile, ma se c’erano troppi debiti più che fatturato era meglio stare lontani.
– comprare “basso” se il titolo era cresciuto più di tre volte il suo valore nell’ultimo anno, girare a largo, e comunque per ogni titolo era opportuno avere dati storici-quantitativi in termini di scambi giornalieri.
– operare in un mercato borsistico possibilmente “mondiale” , in mancanza di ciò con fondi o sicav
(società di investimento a capitale variabile) specializzate concordando la percentuale di liquidità in base al rischio scelto dal cliente.
– utilizzare al meglio i programmi come il meta-stock, advance get, equis o altri e possibilmente sempre con la stessa modalità es. candle-stick, macd, o altre sigle sconosciute a chi non ha mai masticato di analisi finanziaria e trading on line.
Tutto ok fino all’introduzione a piene mani di derivati di ogni tipo, del resto il mercato delle opzioni, era sempre esistito, e per chi non lo sapesse, veniva definito dagli inglesi “hedge”.
Qualcosa di marginale se riferito ai terreni : la classica siepe.
Ricordate Battisti ? Diceva :
– Ma come può uno scoglio arginare il mare ? – va beh scoglio / siepe insomma siamo lì ….volevo dire che il mare di debiti non si stoppa con prodotti tossici. E infatti…
Il diffondersi di CW covered-warrant call put e fondi specifici hanno impestato il mercato di tutto quello che non potrete mai immaginare, ma in pratica poi l’avete visto.
Soprattutto le Banche hanno incaricato matematici per confezionare prodotti finanziari talmente complessi che un “umano” mai avrebbe potuto capirne il funzionamento.
Qui mi riferisco ad es. alle obbligazioni con “sottostante” cioè un privato che deve scegliere tra una azione (senza sicurezza di rimborso specie se l’azienda fallisce) e una obbligazione (debito contratto da un ente pubblico o privato con una scadenza più o meno lunga) se non vuole rischiare sceglie una obbligazione. E qui casca l’asino ….
L’idea di confezionare obbligazioni legandole a “scommesse” fino a che il mercato borsistico andava bene, tutto ok, ma dopo ? Il mercato finanziario americano ha fatto flop proprio per questo motivo. Era stato immesso sul mercato un quantitativo esagerato di obbligazioni legate a debiti di mutui che mai nessuno avrebbe pagato.
E qualche illuso come Giorgio, un giovane che conoscevo bene, e si era convinto che poteva fare da solo tutto quello, che poteva diventare il suo unico lavoro , a patto che ci stesse un po’ attento. All’inizio gli era andata bene, si era trovato senza lavoro, un suo amico figlio di papà con un sacco di grana gli aveva dato un po’ di soldi e un’indicazione che era un invito a nozze per lui, :
– Basta che mi fai guadagnare, ti do questo gruzzolo e me lo gestisci te ! , se sei bravo ci dovresti fare un 2 o 3 milioni al mese -.
E lui era bravo ! E ci guadagnò anche il doppio, e ce n’era abbastanza per il suo amico.
Poi aumentò il giro, si sparse la voce di questa gestione “casalinga” di finanza e aumentarono i clienti, tutti con molta grana.
Ma lui non era uno del parco buoi con il fiocchino, lui faceva parte del parco buoi. Come tutti.
E solo i pochi non del parco buoi, quelli che sanno dove va la Borsa, potevano fare operazioni opposte al mercato, perché…. lo sapevano!
Alla domanda ad Agnelli della Fiat :
– Come va la Borsa ? –
Agnelli non era solo un saggio, ma anche un pratico rispose :
– La Borsa va dove vuole ! –
Povero Giorgio ! Pochi mesi dopo iniziarono i periodi bigi, i flop dei tecnologici, certo lo si dice con il senno di poi , come poteva Tiscali valere metà della Fiat ?
Tiscali era solo uno palazzo con qualche decina di persone dentro …
Anche se ci fosse stato attento !!! C’era dentro fino al collo. Ridette tutto al suo amico, meno male che si era posizionato su alcuni obbligazionari emergenti e con quelli aveva pareggiato le perdite di borsa.
I brividi di qualche giochino pericoloso tipo le montagne russe in occasione di una breve visita a Gardaland non possono diventare un lavoro, e infatti non fu così per Giorgio. I brividi finirono.
Trovò un lavoro decente, come direttore in un centro commerciale, la sua esperienza in finanza un po’ gli serviva anche lì e poi gli piaceva molto il rapporto con le persone, mentre il finanziere d’assalto era un lavoro ben più arido.