IL PANINO, una provocazione


panino

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IL PANINO, una provocazione

Non dovremmo mangiare più di quanto abbiamo bisogno.
Nella rincorsa alla quantità e alla qualità abbiamo aggiunto, modificato e rivisto ogni possibile ricetta della nostra storia.
Nel seguire le regole matematiche del buono + buono = due volte buono e sostituendo ottimo + ottimo = due volte ottimo e così via siamo arrivati anche ad aumentare le dosi.
Come nelle merendine…. stiamo assistendo a confezionamenti di vere e proprie bombe caloriche.
I ragazzi degli anni 2000 non si sottraggono a questa regola.
Ancora una volta parlano i dati.
I ragazzi girano con i telefonini fin dalle elementari, ma vanno a scuola accompagnati fino alle medie.
Si allontana sempre di più la data della delega completa delle responsabilità, e vengono loro affidate sempre più tardi.
Ecco la provocazione :
Insegniamo a farsi un panino per la merenda !
Non le patatine o i dolciumi, un vero panino con quello che vorrà vostro figlio o figlia.
Si tratta di una attività che potrà essere effettuata autonomamente.
Sarà contento di svilupparla e sarà gratificato quando se lo mangerà.
Potrà dire di averlo preparato da sé, sarà una merendina di meno dal distributore. Forse lo prenderanno in giro gli amici, ma non dovete pensarlo, non si sa mai.
Ebbene sì !!
Vostro figlio potrebbe lanciare una nuova moda, che poi è vecchia, quella del panino fatto in casa.
Magari non si tratterà di risparmiare e forse costerà di più, ma il panino sarà frutto di una ricerca di cibi genuini. Vostro figlio comincerà ad apprezzare quanto di buono può essere inserito tra due fette di pane, e potrebbe essere di più di una merendina non in termini di calorie, ma di “soddisfazioni”.
E se diventasse l’idea per un pasto ? E se vostro figlio accedesse alle graduatorie degli chef pentastellati ?
E allora tra qualche anno magari vi metterete a tavola impugnando da un lato coltello e dall’altro forchetta dall’altra e chiederete al figlio :
– E oggi che si mangia ? –
Un panino ? O magari solo pane o pomodoro ….
Buon appetito !

LEGGERE


LEGGERE

Faceva male. La sensazione di dolore non iniziava subito, ma dopo un quarto d’ora iniziava, poi sempre di più.
Era l’unico luogo dove aveva un momento libero per sé, la ragazzina di campagna degli anni trenta.

Faceva male. Il bagno non era dotato delle comode sedute odierne. Rimanere inginocchiati nell’angusto spazio maleodorante dotato di “buca” lasciava dolori ai ginocchi e righe rosse nella pelle. La ragazzina si portava in quell’angolo di intimità tutto quello che trovava da leggere, libri, riviste, ritagli di giornale. Leggere le dava gioia, quella scomoda posizione del procurava dolore.

Faceva male. Mentre leggeva le risuonavano in mente i vecchi adagi di famiglia :
– “il mal cercone non è mai troppo ! “ – (traduzione per chi non avesse capito….“se sei tu a cercarti il male, quello che trovi non è mai abbastanza” N.d.A.)
Ne derivavano malesseri psicologici, il suo era un gesto di disobbedienza alla famiglia, si sentiva in colpa per questo.

Faceva male. Era l’unica opportunità per sottrarsi ai ritmi estenuanti di lavoro degli adolescenti. Leggeva e piangeva. Lo sapeva che se l’avessero vista le avrebbero detto che è tempo perso, non serve a nulla.

Faceva meno male. C’era un altro adagio, le veniva in soccorso e leniva quei dolori :
– Tutto il male non vien per nuocere ! – La ragazzina sperava che il sacrificio le potesse servire a qualcosa prima o poi.

Sperava. La speranza si presenta a coloro che osano. La sua maestra di campagna riponeva in lei gran fiducia, aveva suggerito ai genitori di farla studiare. I genitori non l’ascoltarono. Dovette lottare, sempre, come tutti coloro che non si arrendono all’ineluttabile.

Lottava. Si, quel male servì per farla diventare una adulta responsabile. Dovette lottare sempre e non abbassare mai la guardia nemmeno nel crescere i figli e cercare di infondere loro un giusto senso di responsabilità.

Penso a questo breve racconto e alla notizia degli abbandoni scolastici in Italia dalla scuola dell’obbligo fino all’università, siamo primi in Europa, non possiamo esserne orgogliosi.
Penso anche che le istituzioni scolastiche debbano cominciare a considerare gli studenti come “esseri pensanti” e non semplici contenitori in grado di recepire chilometrici programmi.
Forse è solo un problema di approccio.
Poi oltre al programma scolastico i genitori dovrebbero scegliere un programma casalingo di cultura che non sia solo quella dei giochini.
La scuola non basta più, occorrono degli integratori culturali. Se non esistono, scriviamoli noi !

NON UNO DI MENO


NON UNO DI MENO di Zhang Yimou – 1999

Questo film racconta uno spaccato scolastico e sociale della Cina rurale di oggi. E’ la storia di una tredicenne chiamata a sostituire un maestro per una supplenza di un mese. Nel paesino di campagna non voleva venire nessuno ad insegnare, e il capovillaggio aveva trovato solo Wei.
Il Maestro Gao le affida a malincuore la scolaresca ben conscio dell’arduo compito, con la raccomandazione che nessun bambino abbandoni la scuola durante la sua assenza.
Le condizioni della scuola sono il segno dell’alto livello di povertà del villaggio: è priva di tutto, perfino dei gessi che il maestro Gao usa con molta cura.
Uno dei bambini della classe, Zhang, scappa. La madre malata e vedova lo manda a lavorare in città.
La maestra-bambina Wei con molte difficoltà va in città alla ricerca del bambino per riportarlo al paese e quindi a scuola.
Per certi versi il film è quasi un documentario, attori non professionisti, vero maestro, i veri alunni diventano protagonisti, anche la maestra-bambina Wei è una contadina. Il film tratteggia la vita rurale di una Cina attraversata da grandi cambiamenti. Drammatico in certe situazioni, sorprende la caparbietà della maestrina, che ai nostri occhi occidentali rasenta l’incoscienza, ma anche la “forza del popolo” come propulsore per il cambiamento.
Anche se molto distante dai canoni di scuola impostati da De Amicis (per la cronaca Cuore è del 1886) è un film che non dovrebbe mancare nelle cineteche dei nostri insegnanti, e non solo a loro.

FREEDOM WRITERS


FREEDOM WRITERS di Richard LaGravenese

Il film è tratto dal libro The Freedom Writers Diary, racconta la storia vera dell’insegnante Erin Gruwell e della sua classe di studenti di un liceo californiano.
L’insegnante Gruwell è interpretata da una brillante Hilary Swank.
Una storia vera, una professoressa giovane e carina, di buona famiglia, una formazione eccellente, il padre ex attivista di diritti civili, catapultata in una scuola con giovani appartenenti a varie gang molto violente, direzioni didattiche troppo impegnate ad avere come oggetto di interesse “la forma dell’insegnamento” e non l’attenzione alle esigenze degli studenti, la necessità di introdurre cambiamenti nella scuola dove era andata ad insegnare, questi ingredienti provocano una scintilla tale da far divampare il fuoco del cambiamento.
L’insegnante inizia una lenta attività per conquistare la fiducia dei ragazzi. Mi ricorda Don Milani, perché anche lui sosteneva che nelle scuole con gravi problemi occorrono i migliori insegnanti. La Gruwell si pone come obiettivo quello di educare alla tolleranza.
E scatta la sfida : Gang , questo il nome della grande e potente gang che suscita interesse ai ragazzi ed è il Nazismo. L’argomento diventa programma per i ragazzi della scuola. I colleghi e la direzione della scuola la ostacolano in tutti i modi, lei decide di portare i ragazzi al museo della tolleranza di Los Angeles. Gli studenti per mancanza di fondi scolastici sono spesso costretti a finanziarsi con delle feste. Poi scrivono alla donna che ha aiutato Anna Frank a nascondersi e la invitano nella loro scuola. L’anziana donna cerca di spiegare ai giovani che il suo gesto è stato la cosa giusta, non un atto eroico, e sottolinea che sono cose giuste anche quelle svolte dai giovani come loro ogni giorno andando a scuola, ogni piccola cosa conta.
I giovani componenti della classe si trasformano…in studenti modello, fortemente motivati a diplomarsi e diventare bravi fino a diventare scrittori delle loro vite…
Freedom Writers , Il diario è stato pubblicato nel 1999. Stupendo